La colica, il vet, il papà e il cavallo incazzato

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Quando immaginiamo una colica, tutti pensiamo ad un veterinario che corre, ad un proprietario in ansia, ad un cavallo che soffre.

In realtà, spesso, dovremmo immaginare un veterinario che si prodiga in consigli telefonici e che se la prende con tutta calma, ad un proprietario che fa di tutto per risolvere telefonicamente il problema, quando va bene, altrimenti neanche si disturba a chiamare il vet, fa da se, chiede all’istruttore di passaggio, al maniscalco, al groom indiano (che annuisce senza capire spesso una cippa), al cuGGino (il cui vicino di casa ha un nonno che ai tempi suoi era un noto allevatore di vacche), all’idraulico, al dirimpettaio…
O la cosa si risolve da se e il cavallo decide di darsi una sistemata da solo prima di avere una collezione di bubboni da iniezione andata male su tutto il collo, oppure il proprietario si rassegna e chiama il veterinario.
– Dotto’, c’ho il cavallo con il mal di pancia –

All’altro capo della cornetta il veterinario di turno tentenna. Sonda la situazione con alcune semplici domande
– Da quanto sta male? –
Il proprietario – Mah, sarà da ieri che non sta benissimo…-
Traduzione: “non ne ho idea, ieri passando di qui ho visto che rimbalzava nel box, metteva a soqqadro tutto, stava a pancia all’aria, prendeva a testate la parete…”

Seconda domanda di rito
– Gli hai già dato qualcosa? –
A questo punto i proprietari di solito o sono assolutamente sinceri o sono completamente idioti.
– L’istruttore/cuGGino/groom dice che è renale e gli ho fatto il diuretico –
Il veterinario a questo punto, a seconda del carattere e dell’esperienza, o diventa una iena o lascia perdere e rinuncia.
Io sono di quelli che ancora diventa una iena.

Terza domanda
– OK, facciamo che avvicino io e vediamo che si può fare. Dove ti trovi? –
La risposta anche qui può essere chiarissima con tanto di voce ansiosa e destinazione della scuderia inviata direttamente attraverso Google Map o essere totalmente evasiva.
– No ma sai… magari mi dici cosa fargli… –
Traduzione: “non ho voglia di spendere soldi, non li ho e se li avessi non li darei a te!”
Anche in questo caso il veterinario reagisce in maniera diversa. o con un bel vaffanculo, perchè somministrare farmaci ad un cavallo in colica che non ha visitato è una boiata, oppure cede e detta per filo e per segno una terapia “ad cazzum”.
Io sono dalla parte del vaffanculo.

E il vaffanculo lo riservo di solito anche ai colleghi che dispensano consigli telefonici per cavalli che non hanno visitato, che non conoscono e di cui non sanno niente.

Anche perchè quando il metodo fai da te e i consigli del “telefono amico vet” fanno cilecca, un veterinario particolarmente scemo a mezzanotte viene chiamato e ci va anche! E all’arrivo trova un animale che soffre da giorni, con un diuretico addosso che l’ha disidratato e ha peggiorato il quadro generale, che sta morendo di dolore e che, diciamolo, è anche un po’ incazzato…
Magari il veterinario scemo riesce anche a recuperare le condizioni della povera bestia, ci passa assieme uno o due giorni con le flebo attaccate, i sedativi e gli antidolorifici accuratamente dosati e utilizzati, il freddo, il caldo, la stanchezza…

E alla fine quando l’equino torna a somigliare ad un essere vivo, a mangiare, a bere e a guardarti senza volerti uccidere, se la fattura ti fa saltare le coronarie, impara che se mi chiami subito invece di aspettare giorni, chiamare gentaglia e chiedere consigli magari la prossima volta mi paghi solo la visita…

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