Il diario anti follia

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Qualcuno si starà chiedendo perchè un veterinario decide di aprire un blog e vomitarci dentro incazzature, follie, bestialate (oltre che naturalmente qualche soddisfazione e racconto simpatico, ogni tanto…).

Io non so voi ma da piccola avevo un diario segreto (anche più di uno). Ai miei tempi se papà e mamma ti rimproveravano non c’era il telefono azzurro, Maria De Filippi, Daria Bignardi, la polizia, i carabinieri e l’esercito che intervenivano a salvarti dal “maltrattamento e violenza infantile” in atto… tu dovevi star zitta e inghiottire il fiume di rabbia e testardaggine che ti veniva fuori dal petto. In caso contrario papà ti faceva ingoiare la lingua a calci in culo… così tutti i ragazzini, me compresa, scrivevano un diario di pensieri, frustrazioni, gioie e dolori infantili.  Che a leggerli oggi fan ridere…

Una delle pagine che ho letto più di recente si prodigava in parolacce assortite verso mio padre (la peggiore che ho trovato era “scemo”) perchè mi impediva ingiustamente di applicare un tatuaggio lavabile trovato nelle patatine sul braccio prima di un matrimonio. Il che evidentemente mi turbò profondamente…

Consapevole però di aver attraversato una tragica fase della mia vita con questi fedeli diari ho quindi deciso di cercare di superare, o almeno sopravvivere, a questa ennesima fase tragica della mia vita grazie ad un “diario” informatico. 

Sono un veterinario, sono giovane, sono laureata da appena un paio di anni, ho fatto esperienza all’estero e adesso lavoro (o almeno ci provo) come libero professionista in una regione del sud italia.

Qui purtroppo i problemi sono molteplici e vanno dall’ignoranza dilagante del proprietario medio, alla saccenza immotivata dei veterinari più vecchi ed “esperti” fino alla ovvia mancanza di strutture.

Avrò decine di post per lamentarmi dei proprietari, delle teorie assurde sull’alimentazione, la gestione, il management e la cura di patologie varie ed eventuali con diagnostica ad occhio, ma quelli in cui prendo a pedate metaforiche il collega “anziano” o quello “di moda” purtroppo sono ben più rari. Anche perché per quanto io possa essere consapevole delle mie ragioni, qui si usa ancora che non vale di più chi studia, chi ha esperienze e conoscenze ben più moderne, chi si aggiorna, chi cerca di stare al passo con i tempi, qui vale l’età anagrafica e quanti aghi sei in grado di piantare addosso ad un equino contemporaneamente. Io ho trovato clienti che negli anni avevano speso centinaia di euro in infiltrazioni ovunque perché il cavallo era sempre corto, svogliato, zoppicante, “tocca barriere” a seconda delle fasi lunari. Quando hanno incrociato me hanno risolto con una analisi del sangue, una diagnosi e una terapia di un mesetto. Fine dell’essere corto, svogliato e “tocca barriere”. E pensare che all’inizio mi domandavo come avrei fatto a gestire un cavallo che faceva 10 infiltrazioni al mese (io difficilmente infiltro, anzi se posso evitare meglio ancora) e che veniva da uno dei veterinari più quotati della zona. Cavallo rinato, proprietario grato e pagante e per me grande soddisfazione.

Clienti guadagnati così ne ho avuti diversi, basta l’evidenza di una analisi del sangue per sputtanare un collega che si tira fuori robe inventate da tempo. Il proprietario sa leggere, si rende conto di essere stato preso per il culo e di solito manda affanculo chi di dovere.

Io non ho alcun interesse ad andare contro i miei colleghi ma se vengo interpellata e le analisi mi dicono malattia infettiva, non la faccio certo diventare acidosi per far piacere a qualcuno, così come una piroplasmosi non la riduco ad una leggera anemia. Io faccio il mio lavoro, non rubo soldi, non mi arricchisco e non mi interessa arricchirmi sulla pelle dei cavalli né dei proprietari né dei colleghi. Ma sono onesta. E sono allergica alle cazzate. Quindi auguro un buon lavoro a tutti, soprattutto a me!

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